sabato 23 gennaio 2016

Il pallotto di me (ad A.)

In notti come questa rimetto assieme i cocci di me stessa, li imbastisco con sputo e spago.
Poi ne faccio un pallotto e lo scaglio al centro del mare.
E i pesci lo mangiano e cacano, va bene così.

Io bardata da ossimoro
io con ali granitiche
io di grazia implacabile.

Sono uscita e il cielo aveva una fame che non finiva mai.



                                                                      (ph Leonardo Casadei)

sabato 14 novembre 2015

Restituiscimi.

Se ne sei capace,
ridammi il sonno interrotto dal terrore neonato,
restituiscimi il passo zoppo di un'ode al vivere quieto.

Se ne sei capace,
riportami nel punto preciso di questa catarsi che urla il massacro,
un attimo prima di questo disfarsi imprevisto.

Io mi aggravo di delusa certezza,
mi attorciglio disperata su me stessa.
Chiudi veloce il carillon incagliato,
schianta la ballerina sciancata contro questo nuovo muro di pianto.
(caro tu, salvaci che siamo foglie in bilico sul bordo del mondo impazzito)

Restituiscimi un canto seppure rappreso
una parola tenace nel mallo
un lembo di fuoco ormai vizzo.
Restituiscimi intatta centrale.
Restituiscimi.
(se ne sei capace)



                                           (Parigi, 13 novembre 2015. ad memoriam)


lunedì 9 novembre 2015

Era bella bellissima

Scandaglio il mistero con dita di piombo felice,
misuro l'impermanenza con parole che risveglino la scalfitura immemore.

Ti perdi l'agghiaccio di furia buona,
la corsa lungo il crepaccio sotto il bordo dell'occhio.
Lo slancio del polso che blocca la mano ladra ti perdi,
l'afflato della clavicola immensa.
Manchi seppure di poco la festa dei talloni che scalpitano,
la rapsodia delle ginocchia che scricchiolano.
(io non ero convinta
io non lo sapevo
io tra il dubbio e il lato sbagliato del letto
sospesa atterrita spezzata
immanente)
Bisogna opporre un canto ubriaco alla noia che picchia.
Esibire la lacrima mai soggiogata bisogna.
Tendevo a morire, poi ho abdicato ho scelto la vita.
Era densa bollente
di pasta e ordito magnifico
di rara intensità.
Era un grumo di sangue materno
una zampa di cagna mai sazia.
Era bella bellissima
sapeva di viole indomabili.
Era bella bellissima
non bastava mai.
(che forse il tempo ti ha intaccato lo strato del derma, ma il cuore è tenace, il cuore va oltre i giorni succhiati con cecità)



venerdì 23 ottobre 2015

Direste una strega

Certi corpi li misurava in abbracci mozzicati, taluni in carezze mancate.

Non credetevi una vecchia signora con la gonna a balze e il cappello azzurrino. Non attribuitele un sorriso un poco smaccato.
Pensatela senza retorica, schietta e priva di fronzolo. Pensatela fuori dai bordi, le calze con la riga nera sbragate di lato. Il rimmel colato per eccesso di passione.
Direste una strega se non fosse per quel suo essere senza malizia, per quel suo disvelarsi spudorato da anima ingenua. (che alla fine l'anima la puoi mostrare se hai sgarrato con stile e senza piegarti. che alla fine l'anima la rendi nuda e parecchio sdrucita)

A meno che tu non sia circoscrivibile immensamente.
(fosse anche solo per dire di quanta carne parla il tuo inganno, di quanto peccato odora questo implorare la resa)





                                                  (Nella foto, Theda Bara immensamente)

lunedì 5 ottobre 2015

il passo pesante sotto ali d'airone (scusa)

Una delle sorelle della fata ammaccata era addomesticatrice di vortici.
Bella e dal passo deciso, insegnava all'ottovolante a farsi pianura lieta. E negli occhi quei picchi erano tormento nel riso e lacrima macina al limitar del sentire.
I suoi silenzi disfacevano la fata in pezzi piccini e insensati, ma il suo abbraccio... oh, il suo abbraccio la saturava fino al midollo di dolce brillare e battiti d'ala talmente potenti da rintronare orecchie diseducate allo straordinario che scalpita.

Amica cara,
perdona questo mio strepitare sul posto questo mio tracimare parole prive di grazia
scusa il passo pesante sotto ali d'airone
il digrigno imprevisto su una bocca che diresti più consona al canto al bacio al sussurro gentile.
ma non vedi che la mia mente talvolta si arresta?
ma non ti accorgi il rinculo del cuore mentre ti grido "vai via" e intanto le vene mi esplodono
e intanto mi uccido domani mi sfascio la vita di te?

(resta, ti prego.
resta sul ciglio
sull'ombra del mio piede che danza
sul mio dolcissimo incanto di fata sdentata
di strega raffazzonata
di maga sedata.
e guardami guardami dritta mentre sfido la primavera a non farci fiorir ancora)



giovedì 24 settembre 2015

Sarò passo e tu traccia

Quando ci rincontreremo mi riconoscerai.
Sarò stesa sarò dolente sarò brutta invecchiata sgualcita
Sarò la carogna il rimasuglio allegro l'inimitabile plagio
Sarò in una mano in un soffio poi in un'alba stupefacente
Sarò nel piccino nel niente nel poco di meno
Sarò quella a un passo dal bordo degli occhi.

Quando ci rincontreremo chiamami forte.
Sarò fonte e tu delta
Sarò passo e tu traccia
Sarò spinta e tu resa.
Sarò tra le mani che reggono la camelia fuori stagione
Sarò nelle pieghe del muro su cui si arrampica il rovo
Tra gli interstizi minuscoli sotto le unghie tagliate da poco.

(Quando sentì il suo nome urlato da dietro, la tentazione fu lesta.
Potremmo dire che per un attimo pensò di voltarsi ma non sarebbe corretto. Forse il dolore passato le faceva da eco, forse vestiva il carnefice di un manto di glassa.
Fatto sta che il respiro si fece golfo di ricordi che invitano. "Fermati", imploravano dolci, colando miele d'ambrosia sul pugnale. "Torna da lui", bisbigliavano lievi e il passato sapeva di buono.
Ma la fata non era vecchia da poco e per niente. Era un asso nella geometria delle anime e non credeva alla quadratura del cerchio, allo spianarsi dell'ellissi.
Affrettò il passo dentro le scarpine di camoscio usurato coi bordi pervinca. E intanto rideva della vita puttana che ti fa le moine quando meno te lo aspetti. Ghignava lieta della vita infingarda che aveva imparato ad amare non senza fatica e suo malgrado.)





sabato 19 settembre 2015

Convincili a voltarsi

Ci sono girasoli timidi.
Convincili a voltarsi. Sussurra loro all'orecchio la parola chiave.
Che siano impavidi
Che siano sfrontati
Che ci facciano sognare ancora per benino.

Bambina mia,
Ti auguro il coraggio di sbagliare senza indugio.
Scartare questa pesantezza e ridurla all'osso.
L'imperfezione. Ti auguro l'imperfezione.
E un amuleto per niente lezioso
Di risate di quelle che ti rimbombano al centro esatto.
Per ogni cicatrice ci sia un nemico che ti onora un amico che ti stima.
E un amante che ti rimpiange.